Vantaggi

Vecia del Morter

La storia della "Vecia del Morter" e del bassorilievo a pochi passi da Piazza San Marco
Un personaggio veneziano famoso per il suo intervento casuale e fortuito che mise fine all'avanzata dei congiurati che volevano uccidere il Doge e rovesciare il governo repubblicano.

Poco distante dalla Torre dell'Orologio, in Piazza San Marco, si trova un bassorilievo molto particolare che rappresenta una donna con in mano un mortaio. La donna è conosciuta dai veneziani come "la vecia del morter" e per vederla basta alzare lo sguardo sull'arco che conduce alla calle del Cappello Nero, situata a due passi da Piazza San Marco. Ma chi sarebbe questa signora che curiosamente si affaccia sulla strada con la mano, l'attrezzo comunemente usato in cucina per pestare il cibo? E perché c'è un bassorilievo in uno dei luoghi più importanti di Venezia?

Si chiamava Giustina Rossi e il suo volto è raffigurato nel bassorilievo realizzato nel 1841 in ricordo di un evento avvenuto il 15 giugno 1310, come riporta la scritta sotto la figura. La leggenda narra che fu lei a bloccare l'avanzata dei congiurati che, guidati da Baiamonte Tiepolo, volevano uccidere il doge Pietro Gradenico e rovesciare la Repubblica aristocratica veneziana. Come ci riuscì? Tutto merito della sua irrefrenabile curiosità che, facendola apparire sul balcone mentre cucinava, accidentalmente il pestello del mortaio che aveva in mano cadde sulla testa del vescovo a cavallo a fianco di Baiamonte che, spaventato dall'accaduto, fuggì insieme a tutti gli altri.

Il Doge, venuto a sapere che i congiurati guidati dal Tiepolo erano fuggiti per mano della signora Giustina, la convocò a Palazzo Ducale per ringraziarla e le chiese quale fosse il suo più grande desiderio di ricompensa. La donna, oltre a volere che la bandiera di San Marco fosse esposta dalla finestra il giorno di San Vito (il 15 giugno), chiese al Doge che l'affitto della sua casa e della sua specchiera che pagava ai procuratori di San Marco non subisse più aumenti e rimanesse quindi fisso a 15 "ducati" all'anno per lei e i suoi futuri eredi. Il Doge acconsentì e da quel giorno Giustina e tutti gli eredi che non avevano mai vissuto a Venezia pagarono, e continuano a pagare, quell'affitto stabilito nel 1310 dal Doge, sopravvissuto anche dopo la caduta della Repubblica di Venezia e tuttora in vigore.